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Karel Capek
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Karel Capek
Autoritratto Karel Capek
Autoritratto

Karel Capek (1890-1938) è stato tra i più importanti intellettuali della Repubblica cecoslovacca nel periodo tra le due guerre mondiali. Drammaturgo, giornalista, traduttore e autore di libri per bambini e resoconti di viaggio, Karel Capek è stato un simbolo del pensiero libero e anti-ideologico, strenuo difensore della tolleranza e dei valori democratici contro ogni manipolazione dell’arte e della cultura. Morì nel 1938 poco dopo la firma degli accordi di Monaco con i quali il suo paese venne consegnato all’influenza nazista.

 

Karel Capek su Karel Capek

"Caro signore,

lei mi ha chiesto di scrivere qualcosa su me stesso.

Ho resistito tenacemente e mi sono arreso solo quando è stato chiaro che lei non avrebbe desistito. Quindi lo faccio, seppur elevando la mia ferma protesta dal momento che ho scritto già tanto su di me (anzi si potrebbe dire che tutto quanto ho pubblicato finora è stata una sorta di riflessione su di me) e in più non ho molto da dire su ciò che mi riguarda, a parte alcuni dettagli non significativi che conosco meglio delle persone che per mestiere devono criticarmi.

  1. Lavoro abbastanza spesso e con sforzo. Posso scrivere su qualsiasi cosa mi venga in mente, ma cerco sempre di farlo con lucidità. Quando qualcosa viene espressa lucidamente, è subito evidente se è vera o falsa, stupida o ragionevole, buona o cattiva. Non scrivo con piacere, ma in un certo qual modo iracondo e ostinato, torturando la penna. Non riesco a capire come qualcuno possa dettare letteratura a una macchina da scrivere senza fare a pezzi la macchina da scrivere o la dattilografa.
  2. La mia più grande debolezza è l’incapacità di pensare. Non so pensare senza avere una penna in mano, come per un sarto cucire senza un ago. Pianifico molto poco in anticipo, proprio perché il pensiero mi viene esprimendomi. Se non posso parlare o scrivere, ho la memoria di un passero e sono completamente ottuso. In più sono troppo pigro (lavoro in continuazione solo perché non voglio annoiarmi).
  3. Non ho un amore particolare per la letteratura o il teatro. Leggo pochi romanzi e molti saggi. Se vado a teatro è solo in via eccezionale. Credo sia perché non sopporto di starmene seduto senza fare niente e preferisco oppormi all’idea di venir sequestrato da qualcuno. Meglio quando sono io a scrivere, altrimenti la letteratura mi riesce abbastanza insopportabile. 
  4. Quanto alla mia visione della vita o alle mie opinioni metafisiche, non so. Mi sono cresciute dentro come i denti e le scopro solo quando le uso, così come scopro di avere i denti solo quando mangio (se tutto va bene).
  5. Imparare, ecco questa è una mia grande e inestinguibile passione. Presumo mi sia messo a fare lo scrittore proprio per imparare e per scoprire cose nuove. Potrei diventare un ottimo specialista (che spreco!) se fossi capace di limitarmi a un campo o a un settore. Sfortunatamente sono interessato a tutto ciò che esiste ed è per questo che, in termini di carriera, non sono andato oltre la professione dello scrittore.
  6. La scoperta di cose nuove per me è una specie di ossessione; come anche l’espressione. Non esprimere me stesso, ma esprimere cose. Penso di essere riuscito ad articolare molte cose in maniera sintetica e accurata. Ho avuto un certo successo col teatro cercando sempre il linguaggio parlato, anziché quello scritto. Fare letteratura è il lavoro dello scrittore, è ciò per cui viene pagato, ma creare discorsi, perfezionare il linguaggio, dare pieno valore al parlato umano, questa è una missione sociale e nazionale capace di produrre un raccolto segreto e misterioso. 
  7. Quanto alle influenze… ciò che mi fa sentire a disagio, a dire la verità, è l’embarras de richesse. Penso che la più grande influenza letteraria su di me sia stata esercitata dai libri per bambini, dai racconti popolari e dai prosatori latini, e poi da tutto quanto di buono e cattivo io abbia letto. Potrei in effetti nominare tre o quattro scrittori chenonmi hanno influenzato. Per il resto mi applico ad imparare da qualsiasi scritto in cui mi imbatto, non avendo un’alta opinione della mia originalità e nemmeno di quella degli altri. In letteratura le cose vanno come nella vita: i ricchi vivono senza vergogna sul lavoro di qualcun altro. Io mi annovero tra quelli che accumulano proprietà future e sarò ben grato a chi vorrà farne uso. Non lo faccio per me stesso.

Il resto, che non riguardi la letteratura, è la mia vita privata.

Distinti saluti

Karel Capek"

 

 

Karel Capek (1890-1938) was the leading writer in Czechoslovakia between the wars. He was an important novelist, playwright, journalist, story writer, children’s writer, humorist, biographer, and translator. In his country Capek was a symbol of anti-ideological thought, of tolerance and democratic values, of art and culture unfettered by any doctrine and against any and all kinds of manipulation.

 

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