Dopo una infanzia poverissima, figlio di umili genitori della provincia di campagna, Charles-Louis Philippe visse a Parigi di un modesto impiego amministrativo, coltivando le sue ambizioni letterarie e lottando costantemente per liberarsi dalla miseria economica. Dopo i primi tentativi poetici, che con l’aiuto di René Ghil sottopose a Mallarmé – entrando in contatto con la cerchia del poeta e dei suoi «martedì» letterari –, si dedicò in seguito esclusivamente alla narrativa.  

Influenzato da Nietzsche e Dostoevskij, analizzò nei suoi romanzi gli aspetti più dolorosi e meschini della vita, trasponendo la propria esperienza diretta con delicata sensibilità e consapevole ironia: nelle sue pagine la povertà è il tema fondamentale e l’espressione viene modellata sui sentimenti dei personaggi.

Bubu di Montparnasse (1901) rimane il suo libro di maggior successo: ambientata nella Parigi fin de siècle, è una piccola splendida storia di desolazione e tenerezza, di prostituzione e miseria, trattata con compassione e infinita pietà, che rivela l’inconfondibile talento di Charles-Louis Philippe, della sua prosa aderente e sensibile, in cui si evidenzia il carattere sperimentale di tecniche come il monologo interiore e i flashback della memoria. Le Père Perdrix (1902), Marie Donadieu (1904) e soprattutto Croquignole (1906) confermarono l’originalità della sua vocazione.

Fu attivo e influente nella discussione letteraria del suo tempo, cofondatore nel 1908 della Nouvelle Revue Française (NRF) insieme ad Eugène de Monfort, Henri Ghéon, André Gide. Morì a 35 anni, stroncato da una febbre tifoide complicata da una meningite fulminante.

Profondamente scosso, Gide racconterà l’agonia e il funerale dell’amico, e gli dedicherà la conferenza pronunciata al Salon d’autumne del 1910 che ne ripercorre la vita, parlando del suo carattere e del suo talento. Paul Claudel renderà merito alla sua compassione, alla sua empatia nei confronti dei poveri come il grande apporto originale di Philippe alla letteratura francese.